Autore: Matei Visniec

Traduzione: David Conati
Genere: farsa, grottesco

Personaggi: 6 - 13 (a seconda dell’allestimento)

Mosca, 1953: il direttore dell’Ospedale centrale per le malattie mentali vuole curare i suoi pazienti con un metodo «rivoluzionario», raccontare loro la storia del comunismo. Per farlo chiede aiuto al poeta e compagno Juri Petrovski. Caustica piéce del drammaturgo, poeta e giornalista romeno Matei Visniec, il testo interroga i meccanismi per i quali una popolazione s'innamora di un’idea al punto da stravolgere tutti i comportamenti naturalmente e storicamente sedimentati nei secoli.

Lo spettacolo svela con acume e ironia i tragici e insanabili paradossi del regime stalinista grazie ad un raffinato racconto allegorico. L'opera di Visniec è esente da qualsivoglia tendenza moralistica: nessun precetto, nessuna condanna, nessuna indignazione. Lungi dal realizzare una ricostruzione storica, l'autore racconta prima di tutto una storia. E lo fa utilizzando gli strumenti del poeta, non dello storico, in uno stile immaginifico e ostentatamente barocco, creando un mondo poetico grottesco e paradossale, ma proprio per questo iperrealista, perché paradossali e grottesche sono le forme del delirio di cui cade vittima la Comunità degli Uomini quando arriva ad estremizzare un'ideologia.

 

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